N° 108
QUEL CHE COMINCIA A VEGAS…
1.
Il mio nome è Ben Urich
e sono un giornalista, ma questo lo sapete ormai. Il mio mestiere è raccontare
storie. Sono quasi sempre storie di violenza e spesso anche di morte, non è
insolito per un cronista di nera, ma a volte mi capitano anche storie diverse,
di speranza e riscatto.
Non
illudetevi, però: la violenza è sempre lì, dietro un angolo in attesa del
momento di esplodere selvaggia ed invadere le vite altrui.
Robert Baldini lo
avrebbe capito abbastanza presto.
La notte è il
mio regno. Il buio non mi spaventa, è mio amico, lo è da quando avevo appena 15
anni e la fuoriuscita accidentale di materiale radioattivo da un furgone mi ha
accecato ma al tempo stesso ha acuito i miei restanti sensi a livelli superumani
Per molto tempo mi
sono chiesto cosa fare con questi poteri poi, alla fine, ho deciso di diventare
un vigilante in costume nell’illusione di poter raddrizzare i torti che la
legge non riesce a riparare. Di giorno sono l’avvocato cieco Matt Murdock ma
non appena calano le tenebre indosso un costume rosso e divento Devil, l’Uomo
senza Paura, protettore di Hell’s Kitchen.
Il Josie’s Bar ‘n’
Grill si trova vicino al porto ed è il ritrovo favorito di piccoli malviventi-
ci vado quando sono in cerca di informazioni.
Quando vi entro, gli avventori, di solito hanno
due tipi di reazione: o scappano o cercano di uccidermi. Turk Barrett
appartiene al primo tipo. Lo sento correre verso l’uscita posteriore, non
potrei mai confondere l’odore del suo pessimo dopobarba con quello di qualcun
altro.
Faccio scattare il
cavo del mio bastone che si attorciglia attorno alle sue caviglie facendolo
cadere.
-Calma Turk.- gli dico mentre lo trascino verso di me -Se farai il
bravo non ti farai male.-
-Devil…- la voce di una donna da dietro il bancone.
-Tranquilla, Josie. - le rispondo senza neanche voltarmi -Se Turk farà
il bravo ragazzo, la tua vetrata resterà intatta.-
Prendo Turk per il
bavero e gli chiedo:
-Cosa mi dici di Alexander Bont?-
-Bont? Vuoi sapere di Bont?- replica lui sorpreso -Una volta era un
pezzo grosso ma ora non è più nessuno. Dicono che non gli resti molto da vivere
e che è per questo che l’hanno lasciato uscire dalla galera.-
Non mente, il che mi
lascia al punto di partenza.
Il suo nome è Las Vegas ma in molti la
chiamano la Città del Peccato, la capitale del gioco d’azzardo ed altro ancora.
È anche la sede del più grande conglomerato di imprese degli Stati Uniti e
probabilmente del mondo.
L’uomo che la controlla tira le fila del suo
impero economico dall’ultimo piano di uno dei più prestigiosi hotel di Las
Vegas e permette solo a pochissime persone di incontrarlo di persona. Una di
queste è la sua fidata assistente personale.
-Tutto sistemato come voleva, Mr. Howard.- gli si rivolge quest’ultima
entrando nel suo ufficio mentre lui è in piedi e contempla la città dall’ampia
vetrata panoramica.
-Perfetto, Miss Wright.- replica Harold Howard senza voltarsi -Come al
solito è stata molto efficiente.-
-Faccio quello che posso, Signore.- ribatte lei.
-Non giochi a fare la modesta con me, Miss Wright. So bene quanto
vale.-
C’è qualche istante di
silenzio poi Miss Wright parla di nuovo:
-Mi scusi, Mr. Howard, ma lei è davvero sicuro di…? Voglio dire…-
-So bene cosa vuol dire, Miss Wright.- replica Howard -Stia tranquilla:
ho calcolato ogni mossa con la freddezza che mi è abituale. Se la preoccupa il
coinvolgimento di Devil e la Vedova Nera, può tranquillizzarsi.-
Non sono mai
tranquilla quando c’è di mezzo la Vedova Nera, pensa la giovane donna.
2.
Quando vede Alexander Bont entrare nella
Palestra Fogwell, Pop Fenton storce automaticamente le labbra. Forse l’anziano
gangster è sincero quando dice che è tornato nel suo vecchio quartiere solo per
morire dignitosamente ma Pop non può dimenticare le cose che ha fatto quando
era il capo delle gang irlandesi di Hell’s Kitchen anche se sono passati
decenni da allora.
Bont si ferma vicino al ring dove un
giovane pugile si sta allenando con foga.
-Come sta andando il
ragazzo?- chiede a Pop -Pensi che sia pronto per il grande incontro?-
Pop Fenton rivolge lo sguardo verso Robert Baldini ed il suo sparring
partner che stanno finendo il round. Sospira e risponde:
-Penso di sì. Di
sicuro lui ce la sta mettendo tutta.-
-Ha grinta vuole
vincere. Un’ottima combinazione.-
-Perchè diavolo ti
interessa tanto questo match?-
-Oh, è solo
un’innocente scommessa.-
Il sorriso di Bont non convince
affatto Pop.
Sto facendo l’ennesima revisione al mio ultimo
articolo quando mi si avvicina il mio Direttore Joseph “Robbie” Robertson.
-Ti
andrebbe di fare un viaggetto a Las Vegas, Ben?- mi chiede.
-A
farci cosa?- chiedo io di rimando.
-A
seguire un in incontro di boxe.-
-Non
sono un cronista sportivo.-
-Non
è un semplice incontro di boxe quello tra Robert Baldini e Jake Brown, puoi credermi.-
-Aspetta!
Baldini non è quel giovane pugile che tentarono di ricattare perché perdesse un
incontro?-[1]
-Proprio
lui. Mi è arrivata una soffiata secondo cui succederà qualcosa durante il
match.-
-Un
altro tentativo di pilotarne l’esito? Certa gente non impara mai.-
-Allora
che mi dici, Ben?-
-Che
vado subito a preparare le valigie. Certo, Doris non sarà molto contento ma le
spiegherò che si tratta di far trionfare la verità e la giustizia, capirà.-
Già immaginavo che la mia paziente
moglie avrebbe predetto che andavo di nuovo a caccia di guai, quello che non
immaginavo è quanto sarebbero stati grossi.
Me ne sto seduta
nel salotto del mio appartamento a riflettere quando il trillo del mio
Starkphone mi riporta alla realtà. Riconosco il numero e capisco subito che se
lei mi chiama ci sono guai in arrivo.
Mi balocco per
qualche istante con l’idea di non rispondere poi la curiosità ha il
sopravvento.
<<Ho un nuovo incarico per te,
tesoro.>> mi dice una voce femminile che ben conosco.
-Chi devo sedurre stavolta?- ribatto in tono
acido.
Dal
microfono mi arriva una risata divertita.
<<Nulla del genere. Il tuo giornale sta
per mandarti a Las Vegas assieme a Ben Urich a seguire il match Baldini contro
Brown.>>
-E tu come lo sai, Bumper?-
<<Lo so e basta, tesoro.>>
replica Bumper Ruggs, la regina del Vizio della Costa Est e non solo.
-E smettila di chiamarmi tesoro. Non sono una
delle tue ragazze.-
<<Come vuoi, tu, tes… Candace. Tutto
quello che ti chiedo è di essere i miei occhi e le mie orecchie quando sarai a
Las Vegas e riferirmi tutto quello che succederà.>>
Il
mio istinto di giornalista si risveglia e coglie i sottintesi.
-E qualcosa succederà, non è vero?- affermo
decisa.
Mi
risponde un’altra risata seguita da una semplice domanda:
-Tu cosa ne dici?-
-Dico che ci sto.- è la mia risposta.
Candace
Nelson è di nuovo in pista.
3.
La limousine si ferma davanti all’ingresso del
Coliseum Casinò, Hotel e Arena di Las Vegas. I miei sensi mi restituiscono
un’impressione di imponenza. Quasi certamente è stato realizzato nello stile
pacchiano che contraddistingue gli edifici del suo genere in questa zona della
città. Sono quasi contento di essere cieco
-Torno a dire che avremmo potuto prendere un taxi come fanno i comuni
mortali.- dico scendendo.
-Ma io non sono una comune mortale, Matt.- replica Natasha e non faccio
fatica ad immaginare il sorriso sulle sue labbra -Sono Natasha Romanoff, una
stilista famosa, una spia internazionale, una Vendicatrice, sia pure di
riserva. Devo avere un certo stile… e poi devo pur giustificare il lauto
stipendio che passo a Ivan come mio autista.-
Ivan Petrovitch
borbotta qualcosa in russo e Natasha risponde con una risata. Nel frattempo un
solerte inserviente si impadronisce dei nostri bagagli.
-Dimmi che non è vestito da antico Romano, ti prego.- sussurro a
Natasha.
-Secondo te?- replica lei divertita.
Entriamo in un atrio
che a giudicare dall’eco deve essere grande quanto tutto il mio studio legale
ed alto il triplo. Sento avvicinarsi un uomo ed una donna.
-Mister Murdock, Miss Romanoff…- esordisce la donna in tono cordiale
-Sono Suzy Berengetti, la proprietaria del Coliseum. È un piacere avervi miei
ospiti. Vi ho fatto riservare una delle
nostre migliori suite.- poi aggiunge -Permettete che vi presenti il mio capo
della sicurezza Sean McIntyre.-
L’uomo in questione è
alto e muscoloso ma c’è qualcosa d’altro in lui, qualcosa che forse solo i miei
supersensi possono cogliere perfettamente. Il ritmo del suo cuore e del suo
respiro, i suoi muscoli… è un superumano e non uno qualunque. I suoi segni
vitali sono molto simili a quelli dell’originale Capitan America: è un
supersoldato. Che ci fa un supersoldato a Las Vegas e perché nei panni di un
addetto alla sicurezza? Mi tornano alla mente certe storie che ho sentito su un
tizio che lavorava qui tempo fa.[2]
-Tutto bene, Mr. Murdock?- mi chiede Suzy Berengetti -Mi sembra che sia…
turbato.-
-Sono solo stanco per il viaggio.- rispondo -Nulla a cui un po’ di
riposo non possa mettere riparo.-
-Allora vi faccio subito accompagnare ai vostri alloggi.-
Mentre ci avviamo verso
gli ascensori Natasha mi sussurra:
-Non me la racconti giusta, Matt. Non si tratta di stanchezza, non è
vero? Quei tuoi fantastici sensi hanno percepito qualcosa.-
-Quel McIntyre non è quello che sembra, è un superumano.- le rispondo.
-Beh, non è l’unico qui dentro.- replica lei enigmatica.
Sarà un soggiorno
interessante.
Il nero alto ed imponente siede dietro una
robusta scrivania di quercia da cui guarda dritto negli occhi l’uomo bianco di
fronte a lui e dice:
-Alexander Bont. Non credevo che ti avrei mai rivisto a Vegas.-
-Ed io non credevo che ti avrei ritrovato addirittura Sceriffo,
Fredericks. Direi che siamo pari.- replica il vecchio.
-Perché sei tornato? E non dirmi che è solo per scommettere i tuoi
sudati risparmi su un incontro di boxe perché non ci credo.-
-Eppure è così, che tu ci creda o no. Robert Baldini mi piace. Il suo
entusiasmo mi ricorda me quando ero giovane e mi pare giusto dargli l’occasione
della vita. Presto sarò morto e dove finirò il mio denaro non mi servirà a
nulla. Inoltre, che preoccupazioni potrei darti? Ormai sono fuori dal giro,
appartengo al passato. I miei vecchi amici e nemici qui o New York o sono morti
o sono troppo vecchi per impensierire qualcuno… proprio come me.-
-Uhm.-
-Posso andare, adesso?-
-Vai pure, ma ricorda che ti tengo d’occhio.-
Bont accenna ad un
sorriso e replica:
-Non lo dimenticherò di certo.-
Solo dopo che è uscito
Aaron Fredericks rammenta che non tutti i vecchi nemici di Bont a Las Vegas
sono morti. Ne è rimasto ancora uno.
Natasha
termina la telefonata e poi si rivolge a me:
-I bambini stanno
bene e Daisy se la sta cavando a meraviglia con loro o almeno così dice… ma non
ho bisogno di dirtelo, vero?-
-No, infatti.-
replico -Vantaggi del superudito. Mi secca essere lontano dai nostri gemelli ma
con un po’ di fortuna saremo di ritorno in poco tempo, forse…-
-Non dirmi che sarei
dovuta rimanere a New York. Sarò anche diventata madre ma sono pur sempre una
donna d’azione e se qui c’è davvero qualcosa che non va, potrò essere utile.-
-Tu credi
nell’istinto, Natasha?-
-Mi ha salvato la
vita un sacco di volte.-
-Il mio mi dice che
qualcosa succederà prima o durante l’incontro ed io voglio esserci quando
accadrà.-
-È una faccenda
personale per te, non è così? Per via di tuo padre.-
-Non lascerò che
accada a qualcun altro se posso impedirlo.- ammetto.
-Ed è una delle cose
che mi piacciono di te, Matt.-
-Attenta al
telefono.-
-Perché? Oh…!-
Adesso sente anche lei il ronzio del
suo cellulare.
-Non mi abituerò
mai.- borbotta poi aggiunge -Sono le notizie che aspettavo sui due superumani
che abbiamo individuato. Ah… molto interessante.-
-Che ti hanno
comunicato i tuoi amichetti dello S.H.I.EL.D.?-
-La vera identità del
tuo supersoldato e qualche dettaglio sulla donna che ho riconosciuto io.-
-Posso saperli
anch’io o dovresti uccidermi dopo avermeli detti?-
-Non essere
sarcastico, Matt e ascolta.-
È esattamente quello che faccio e
quando Natasha ha finito, commento:
-Pare che dopo cena
ci aspetti un po’ di ginnastica.-
-Non quella che avrei
sperato ma temo sia inevitabile.- sospira lei.
4.
La Vedova Nera si muove con eleganza lungo la
facciata del Coliseum grazie ai suoi stivali e raggiunge una particolare
stanza, quella dove alloggia la donna che sta cercando. Si fa chiamare Tandy Wentworth ma lei la conosce con un
altro nome ed è questo il problema. Stando ai file dei Vendicatori la donna in
questione dovrebbe essere la consorte del sovrano di un mondo barbarico ed
essere priva di un occhio. Perché dovrebbe recitare la parte dell’addetta alla
sicurezza di un casinò di Las Vegas? Senza contare che sembra avere entrambi
gli occhi ed essere anche un po’ più giovane.
Mentre riflette su
questo, la Vedova raggiunge la finestra che sta cercando. Aprirla ed entrare
così nella stanza è un gioco da ragazzi per una con i suoi talenti.
Cosa spera di trovarci
non ne è sicura nemmeno lei ma non ha il tempo di iniziare a cercarlo perché la
porta della stanza si apre e sulla soglia si staglia una donna dai lunghi
capelli rossi alta quasi due metri e con un fisico scultoreo mal contenuto da
un tailleur nero con minigonna vertiginosa
Se anche Natasha
Romanoff volesse provare a giustificare la sua presenza, la donna non gliene
lascia il tempo. La carica come una furia proiettandola contro la finestra che
si infrange sotto il loro peso facendole precipitare entrambe nel vuoto
sottostante.
I riflessi superbamente
allenati della Vedova Nera le permettono di reagire istantaneamente lanciando
il suo cavo che aderisce ad una parete ed è ancora il suo allenamento che le
consente di contrastare la forza d’inerzia che l’avrebbe portata a sbattere
contro la parete. Mentre riprende rapidamente fiato dà un’occhiata verso il
basso e vede che la sua avversaria è riuscita in qualche modo ad arrivare indenne
al suolo.
Se avesse del buon senso
ora se ne andrebbe evitando il confronto con una superumana arrabbiata ma se
avesse del buon senso non farebbe il lavoro che fa.
In pochi minuti è anche
lei al suolo proprio davanti alla ragazza con i capelli rossi.
-Non ho intenzioni ostili, io…-
La sua avversaria non la
fa finire di parlare e le sferra un pugno che forse avrebbe potuto staccarle la
testa dal collo e sicuramente triturarle la mascella se l’avesse colpita ma lei
riesce ad evitarlo con agilità.
Se non vuoi parlare, non
mi lasci scelta, pensa la Vedova mentre sferra alla giovane donna un calcio al
mento che non ottiene grande effetto. Mentre evita un altro pugno, Natasha
spara alla sua avversaria un colpo del suo morso di vedova. La ragazza barcolla
solo per un istante, poi si riprende.
-Cosa ci vuole per abbatterti?- esclama Natasha.
-Più di quello che hai tu!- replica l’altra cercando di colpirla ancora
con un pugno che lei evita ancora una volta e che colpisce il suolo facendo
saltare un pezzo di selciato.
Non può andare avanti
così, Natasha ne è consapevole. Si stancherà prima lei ed affrontare sul piano
fisico una che sarebbe in grado di stendere la Cosa sarebbe pura follia. Può
provare ad usare su di lei il morso di vedova alla massima intensità con il
rischio, sia pure molto basso, di ucciderla.
-Non farmelo fare, Thundra.- dice mentre punta entrambe le braccia verso
l’altra e si prepara a sparare.
Sono in piedi sul bordo di un tetto con il vento in
faccia quando lo sento arrivare alle mie spalle.
-Benvenuto.- gli dico senza voltarmi-Ti stavo aspettando.-
-Sai chi sono?- mi chiede lui con una chiara sfumatura di perplessità
nella voce.
Sorrido mentre rispondo:
-Il Maggiore Libertà. Un soldato indisciplinato che stava per essere
giustiziato per aver ucciso un superiore durante una lite quando un gruppetto
di ufficiali a cui non piaceva l’idea che a diventare il primo supersoldato
degli Stati Uniti fosse un ragazzino senza alcuna esperienza militare gli offrì
la grazia se avesse assunto lui per primo un campione del siero del Dottor
Erskine. Qualcosa andò storto, però, e tu finisti in coma per settant’anni.-
-Sai un mucchio di cose su di me. È stata la tua amichetta ad informarti,
non è vero? Lei ha accesso ai dossier dello S.H.I.E.L.D.-
-Non lo nego. So anche che da qualche tempo ti sei stabilito a Las Vegas
e te ne sei autonominato protettore. Per questo sapevo che avrei finito con
l’incontrarti stanotte.-
-Anche io so qualcosa di te, Devil. So che dovunque vada l’avvocato cieco
Matt Murdock tu non sei mai troppo lontano per questo mi aspettavo di vederti
apparire e mi sono preparato ad accoglierti.-
Ora sono voltato verso
di lui e gli mostro i palmi delle mani in segno di pace e dico:.
-Ai primi tempi della mia carriera mi è capitato spesso di scontrarmi con
altri supereroi prima che capissimo che stavamo dalla stessa parte. Possiamo
saltare questa fase, per favore?-
Sento il suo cuore
pompare furiosamente mentre riflette, infine dice:
-Solo se mi dirai il vero motivo per cui tu e la Vedova Nera siete qui e
le tue risposte mi piaceranno.-
Sto per replicare quando
le mie orecchie supersensibili colgono dei rumori lontani.
-Natasha!- esclamo.
In un lampo balzo oltre
il cornicione e faccio scattare il cavo nel mio bastone.
Robert Baldini non
riesce a dormire e dopo essersi rigirato per un po’ nel letto decide di alzarsi
stando attento a non svegliare Adriana che dorme accanto a lui.
Dopo
essersi rivestito esce silenziosamente dalla stanza e prende l’ascensore. Pochi
istanti e le porte si aprono su una hall che ferve di attività. Nella più pura
tradizione di Las Vegas, il Coliseum non è solo un casinò ma un piccolo tempio
dell’intrattenimento. Su un palco delle ragazze seminude si esibiscono in
numeri di pole dance; non molto distante qualcuno sta dando gli ultimi ritocchi
al ring dove l’indomani si disputerà l’incontro; da ancor meno distante
arrivano i rumori delle sale da gioco.
Robert
si sofferma ad ammirare le ragazze. Prova una punta di senso di colpa verso
Adriana poi si dice che l’essere a dieta non vuol dire che non possa dare
almeno un’occhiata al menu.
Sorride alla sua
battuta inespressa poi si dirige al bar che è sempre aperto e pieno anche a
quest’ora e si avvicina al bancone
-Che posso servirti, campione?- gli si
rivolge il barman che evidentemente lo ha riconosciuto.
-Il mio allenatore è un salutista e mi
ucciderebbe se bevessi dell’alcool alla vigilia di un incontro, quindi penso
che prenderò un succo di frutta.-
-Contento tu. Che gusto?-
Prima
che Robert possa rispondere, la vetrata che dà sulla strada si infrange di
colpo.
5.
Raggiungere Natasha è facilissimo. Come era prevedibile, si è messa nei
guai. È in piedi davanti ad una donna i cui segni vitali indicano che è una
superumana, la stessa di cui mi ha parlato
immagino.
C’è tensione nell’aria
anche se Natasha sembra fredda come il ghiaccio. La sento dire:
-Non farmelo fare, Thundra.-
La sua avversaria non
l’ascolta e scatta verso di lei. Solo io posso sentire il sospiro di Natasha
mentre rilascia un doppio colpo ad alta intensità del suo morso di vedova.
-No!- grido istintivamente ma ormai è troppo tardi.
Per un istante mi sembra
che tutto si congeli poi il tempo riprende a scorrere e l’aria si riempie
brevemente dell’odore dell’ozono.
Lo slancio della donna che Natasha ha chiamato
Thundra s’interrompe e lei ricade indietro. Quel colpo avrebbe ucciso
all’istante una donna normale ma lei non solo non è morta ma è addirittura
ancora cosciente. Natasha lo sapeva che sarebbe sopravvissuta o lo sperava
solamente? Non credo che glielo chiederò.
Thundra tenta di rialzarsi ma le gambe non la
reggono e ricade in ginocchio.
-Non volevo arrivare a questo.- mormora Natasha -Ora vuoi ascoltarmi?-
L’altra non risponde,
digrigna i denti, stringe i pugni e riprova ad alzarsi.
-Sei arrivato giusto in tempo.- mi
si rivolge Natasha -Magari tu riuscirai a ficcarle in testa un po’ di buon
senso.-
-Da quello che mi hai detto di lei, dubito che sia disposta ad ascoltare
qualunque maschio.- replico -Attenta!-
Un tonfo alle spalle di
Natasha mi avverte che è arrivato anche il Maggiore Libertà. Era ovvio che mi
avrebbe seguito anche se ci ha messo un po’ più di me ad arrivare.
-Ehi amica…- dice rivolgendosi a Natasha -Si può sapere cosa…?-
Natasha si volta di
scatto, gli afferra un polso poi si getta all’indietro e nello slancio lo fa
volare sopra la sua testa proiettandolo contro la vetrina del vicino bar con
risultati prevedibili.
E con questo possiamo
dire addio ad ogni speranza di tenere un basso profilo.
Sto bevendo per non pensare al pasticcio che è diventata ultimamente la
mia vita quando il rumore di vetri infranti attira la mia attenzione ed ancor
più lo fa il tizio grande e grosso in costume bianco rosso e blu che piomba
all’interno del bar.
Non sarei la brava giornalista
che mi illudo di essere se non riconoscessi il supereroe locale: il Maggiore
Libertà, un emulo di Capitan America ma con almeno il doppio dei muscoli
dell’originale. Chi gli ha fatto lo scherzetto di spedirlo qui dentro in quel
modo?
La risposta arriva pochi istanti
dopo quando, attraverso lo squarcio nella vetrina fanno il loro ingresso Devil
e la Vedova Nera. Inutile chiedersi cosa ci fanno qui a Las Vegas. Sono qui per
la stessa ragione per cui ci siamo anche io e Ben Urich.
-Calma, signore e
signori…- esordisce la Vedova sfoderando un largo sorriso -Scusate la nostra
entrata decisamente poco ortodossa. Vi assicuro che è stato un malinteso e che
non ci saranno altre violenze stasera.-
-Questo è da
vedersi.- replica il Maggiore Libertà rialzandosi in piedi. Il suo sguardo non
promette nulla di buono.
Devil si frappone tra lui e la
Vedova dicendo:
-Adesso basta! Non
c’è bisogno di combattere tra di noi… e lo stesso vale per te.-
Le parole di Devil sono rivolte
ad una specie di gigantessa dai capelli rossi che è appena entrata dalla stessa
vetrata. Anche il suo sguardo non promette nulla di buono.
Chiamatemi incosciente se
volete, ma fatto sta che mi avvicino alla nuova venuta e le dico:
-Dagli retta,
amica. Devil e la Vedova Nera fanno parte dei buoni e se dicono che non hanno
intenzioni ostili io ci credo… e dovresti farlo anche tu.-
Lei mi squadra sembra che stia
per dire qualcosa poi le gambe le si piegano. Istintivamente l’aiuto a
sostenersi ed a sedersi su una vicina sedia.
-Grazie, sorella.-
mi sussurra.
Devil mi si avvicina e dice:
-Ben fatto,
Candace. Poi mi spiegherai che ci fai qui.-
-Se tu e la Vedova
farete altrettanto. Sento odore di una storia interessante.-
-Devo ricordarti
che quasi ogni volta che l’hai detto sei finita nei guai?-
Come se potessi davvero
dimenticarlo?
Da
un tavolo non troppo distante un uomo ha osservato la scena ed ora riflette. La
presenza di Devil e della Vedova Nera è un impiccio non previsto ma non
importa. Non cambierà i suoi piani a causa loro e se dovessero rivelarsi una spina nel fianco troverà un modo per
neutralizzarli.
Non
saranno due giustizieri in costume ad intimorire Nick Cavella.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Non c’è molto da dire in
realtà, quindi non perdiamo tempo.
1)
Suzy Berengetti è stata creata da Peter David &
Jeff Purves su Incredible Hulk #347 datato settembre 1988.
2)
Sean Clinton
McIntyre alias Maggiore Libertà è una mia creazione basata molto liberamente su
Protocidio, creato da Dan Jurgens & Andy Kubert su Captain America Vol. 3°
#28 datato aprile 2000.
3)
Thundra è
stata creata da Roy Thomas & John Buscema su Fantastic Four #129 datato
dicembre 1972 ma questa Thundra potrebbe non essere la stessa.
4)
Aaron
Fredericks, Sceriffo di Clark County,, è molto liberamente ispirato dal Dr.
Frederic, personaggio creato da Frank Miller su Sin City Hell and back #1
datato luglio 1999.
5)
Nota tecnica:
nel 1973 Il Dipartimento di Polizia di Las Vegas e quello dello Sceriffo di
Clark County si sono fusi per formare il Dipartimento Metropolitano di Polizia
di Las Vegas con giurisdizione oltre che su Las Vegas anche sull’intera Contea
ad eccezione delle municipalità dotate di un proprio corpo di Polizia. Ne è a
capo lo Sceriffo che è eletto ogni quattro anni negli anni pari non bisestili.
6)
Nick Cavella è
stato creato da Garth Ennis & Lewis LaRosa su Punisher Vol. .7* datato
marzo 2004.
Nel prossimo episodio: arriva il giorno del grande incontro ed arrivano
pure i guai.
Carlo.